Abstract
Il ruolo dei media e della televisione in particolare sono ancora oggi in Italia centrali rispetto al modo di intendere la politica. La necessità imperativa di apparire, porta i politici a privilegiare la ricerca della frase ad effetto piuttosto che quella dell’instaurare un dialogo sui contenuti. Gli slogan prevalgono. Eppure le parole come partecipazione, ascolto sono molto utilizzate ma raramente si declinano in azioni e strategia di comunicazione. Questo porta all’accentuarsi del fenomeno della disaffezione verso la politica, registrato con una flessione di partecipazione al voto anche durante le ultime politiche
Dal basso arriva una richiesta di dialogo e di apertura, blog, social network (youtube, my space, facebook e altri) stanno crescendo in maniera esponenziale, ma quasi niente di ciò è entrato a far parte della cultura politica italiana. I blog sono pochi e poco frequentati, i siti dei partiti mostrano tutti i limiti di una scarsa interattività.
I politici italiani in generale non dialogano, non ascoltano, il web non è percepito come una risorsa, come un luogo dove sperimentare idee e progetti.
Del resto il web impone trasparenza, responsabilità per ciò che si afferma nella consapevolezza di dovere fornire quanti più elementi possibile per una valutazione oggettiva. Questo non sembra fare parte del linguaggio della politica italiana tutta concentrata tra i pastoni dei tg e la kermesse urlata dei talk show che abbondano su tutte le reti pubbliche e private.