In che modo i new media e i nuovi linguaggi stanno cambiando la società contemporanea? A questa domanda si cercherà di dare una risposta durante la seconda edizione dell'International Communication Summit, che si svolgerà a Roma, presso la sede di Confindustria il prossimo 20 ottobre 2011. Dopo la crisis communication, quest'anno il framework di riflessione sarà dedicato alle "rivoluzioni". Main speaker d’eccezione Zygmunt Bauman, teorico della società liquida, considerato oggi uno dei più noti e ascoltati sociologi dell'era attuale. Accanto alla fondamentale testimonianza di Bauman, interverranno esponenti nazionali ed internazionali del mondo istituzionale, imprenditoriale e accademico: studiosi, come Mario Morcellini, Direttore dipartimento comunicazione e ricerca sociale della Sapienza di Roma; inprenditori come Vincenzo Boccia, Vice Presidente di Confindustria; esperti di comunicazione pubblica, come Pierre Zémor, Presidente della Federazione Europea delle Associazioni di comunicazione pubblica e Alessandro Rovinetti, Segretario Generale dell’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale. E ancora: Fabrizio Romano, capo dell’Unità di Crisi del Ministero degli Affari Esteri, Naceur Mestiri, Ambasciatore di Tunisia in Italia, Gianmaria Vian, direttore de l'Osservatore Romano, Dundar Kessapli Presidente dell’Associazione dei giornalisti del Mediterraneo e Antonio Nizzoli dell’Osservatorio di Pavia.
Qualche tempo fa nel corso di un convegno parlando della straordinaria comunicazione del Presidente americano Barack Obama, in fase pre-elettorale e elettorale, pensai bene di usare la parola “rivoluzione”. Fui subito ammonito da un collega che mi ricordò come quella parola andrebbe usata con molta cautela…
Adesso con molta sfrontatezza affronteremo il tema delle rivoluzioni nel secondo International Communication Summit di Roma con un frame work di riflessione proprio dedicato alle rivoluzioni. Tutte le rivoluzioni: culturali, politiche e sociali. Oggi, queste rivoluzioni rese possibili dalla rete e anche dai nuovi linguaggi del web. Per far questo non potevamo esimerci dal chiamare a parlare di questo importante momento Zygmunt Bauman, uno dei più noti sociologi e pensatori al mondo. Lui saprà aiutarci a fotografare la rivoluzione. Partendo dai temi a lui cari. Quelli della società liquida.
Quando pensiamo all’impatto, forte, degli effetti della globalizzazione, non possiamo non contestualizzare la comunicazione come figlia della cultura, nella sua fase “liquido-moderna”. Un modello nuovo, perfettamente definito da Bauman. “E’ fatta per così dire a misura della libertà di scelta individuale (volutamente ricercata o subita come obbligo). E’ destinata a servire alle esigenze di questa libertà. A garantire che la scelta rimanga inevitabile: una necessità di vita e un dovere. E che la responsabilità, compagna inseparabile della libera scelta, rimanga là dove la condizione liquido moderna le ha imposto di stare: a carico dell’individuo, ormai nominato amministratore unico della politica della vita”
Secondo Bauman, la cultura di oggi “è fatta di offerte, non di norme. Come ha notato Pierre Bourdieu, la cultura vive di seduzione, non di regolamentazione; di pubbliche relazioni, non di controlli polizieschi;della creazione di nuovi bisogni/desideri/esigenze,non di coercizione. Questa nostra società è una società di consumatori e anche la cultura, come tutto il resto del mondo visto-e-vissuto dai consumatori, diventa un emporio di prodotti destinati al consumo, ciascuno dei quali si trova in concorrenza con gli altri per conquistare l’attenzione mutevole/vagante dei potenziali consumatori, nella speranza di riuscire ad attrarla e a trattenerla per poco più di un attimo fuggente” .
C’è una strategia giusta. “L’unica ragionevole è quella di abbandonare gli standard troppo rigidi, compiacersi nel non fare distinzioni, accontentare tutti i gusti senza privilegiarne uno, promuovere la saltuarietà e la flessibilità (nome politicamente corretto per indicare l’assenza di spina dorsale) ed esaltare l’instabilità e l’incoerenza; farei pignoli, mostrarsi sorpresi e stringere i denti è vivamente sconsigliato” .
Partendo da questi temi rilanciati dal professor Bauman in vari incontri internazionali l’ISC 2011 vedrà il confronto con autorevoli discussant dopo una piccola successione di interventi introduttivi. Il senso è quello anche di mettere insieme il mondo della Pubblica Amministrazione e quello delle imprese, ancora una volta nella prestigiosa sede di Confindustria, per capire quale cammino deve essere fatto per garantire una buona comunicazione che sia portatrice di valori e contenuti. Il significato del Summit di Roma del prossimo ottobre è anche quello di spiegare come internet, cellulari di ultima generazione, tablet sono alcune delle periferiche fisiche e virtuali che sconfiggono le regole sociali precostituite, a sud del Mediterraneo come a oriente d’Europa e non solo. Reportage imprevedibili, tam tam planetari connettono mondi e culture. Questo apre nuovi orizzonti. Ma intercetta nuove paure. Avverte Bauman, spesso : “non so fare previsioni sul futuro. E se qualche sociologo vi dice che sa farle non dovete credergli. Vi sta imbrogliando”.
Vi è una sorta di esibizionismo planetario. Quello che fa andare in giro ad esempio tantissimi giovani con le macchine fotografiche digitali per immortalare momenti di vita quotidiana e riversarli poi su Facebook in tempo reale. Così come i papà e le mamme che fotografano quasi all’inverosimile i figli e li piazzano sulla rete. E poi c’è il grande tema della paura. La paura di rimanere soli e di sentirsi vivi ed in contatto con il mondo attraverso il social network.
Di questo si parlerà all’International Communication Summit di Roma. Tutto sembra o è rivoluzione, tutto è in rivoluzione. Noi cercheremo , insieme di capire, come questa rivoluzione passa per nuovi linguaggi e sistemi di comunicazione in fase di accelerata decodificazione.
Cercheremo anche di stimolarlo su quanto di recente ha dichiarato: “Questi rapporti ad avvio istantaneo, consumo rapido e smaltimento su richiesta hanno i loro effetti collaterali. Lo spauracchio di finire nella discarica è sempre in agguato. D’altronde la velocità di consumo e il sistema di smaltimento rifiuti sono opzioni a disposizione di entrambi i partner. Potremmo finire col ritrovarci in una condizione simile a quelle descritta da Oliver James, avvelenati da un costante sentimento di mancanza degli altri nella vita, con sensazioni di vuoto e solitudine non dissimili al lutto. Potremmo stare sempre con la paura di venir lasciati da amanti e amici”.
Pronti ad indagare dunque sulla rivoluzione. Giusto per capire chi siamo, dove andiamo e cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro, visto il presente.
http://www.internationalcommunicationsummit.com/it/node/65
*Coordinamento scientifico dell’International Communication Summit, Docente di Comunicazione e Relazioni Pubbliche- Università degli studi di Udine e Consigliere Nazionale dell’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale