Un’arzilla vecchietta di 70 anni la Costituzione Italiana. Sta cercando di sopravvivere all’era terribile dell’emotivismo (parlare alla pancia della gente e farla indignare soprattutto sul web) e al cattivismo. In questi giorni mi è capitato di partecipare ad un evento organizzato in Sicilia, dall’ANCRI di Agrigento, l’Associazione Italiana degli Insigniti al Merito della Repubblica, e di parlare di Costituzione. Il pretesto era il Premio ANCRI, organizzato per dare riconoscimenti ad eccellenze che si sono distinte in Sicilia. C’erano medici, magistrati, giornalisti e anche Fratel Biagio Conte che ogni giorno si spende per gli ultimi. La nostra Costituzione è tutto questo. La rappresentazione di un paese capace di rialzarsi dopo la guerra e che oggi sembra distratto, confuso e impaurito.
Una delle sfide più affascinanti di questa era di globalizzazione sembra essere proprio comprendere, nel rispetto delle diversità, quali elementi possiamo mettere a fattore comune con l’obiettivo di promuovere una crescita culturale e sociale di tutte le nazioni. Sono molteplici i valori che accomunano le diverse culture, e sopra ogni altro, il principio della responsabilità dell’individuo nei confronti della comunità cui appartiene ed il principio della solidarietà nei confronti degli altri che deve prevalere sull’interesse privato. Ritengo che, partendo da questi due principi, condivisi da tutte le democrazie, sia possibile vincere la sfida per l’attribuzione di un diverso significato al termine globalizzazione. Esso non rappresenterebbe più un mondo dove prevalgono solo le regole del profitto, ma diverrebbe espressione di un sistema di principi globalmente condivisi, finalizzati alla promozione di uno sviluppo armonioso e sostenibile dei popoli.
Uno dei maggiori filosofi italiani del ‘900, Norberto Bobbio, con riferimento al tema della responsabilità, intesa come la capacità dei cittadini di essere attivi in una società democratica, affermava: ”la democrazia sarebbe da definire come quella forma di governo che fa di ogni membro della società, in forma maggiore o minore, un individuo responsabile della possibile convivenza di ognuno con tutti gli altri, e quindi della permanenza e persistenza di una libera e pacifica società”.
E definiva altresì nemico della democrazia : “l’uomo massificato, costruito, come in uno stampo. Dall’influenza pervasiva, insistente, ossessiva, delle comunicazioni di massa”.
Un’altra grande pensatrice del novecento, Hannah Arendt, nei suoi scritti enfatizza una concezione della politica basata sull’idea della cittadinanza attiva, sul valore e l’importanza dell’impegno civico e della deliberazione collettiva riguardo a tutte le questioni che concernono la comunità politica. Il valore dell’attività politica non risiede nel raggiungimento dell’accordo su una concezione condivisa del bene, ma nella possibilità che offre a ciascun individuo di esercitare attivamente i suoi poteri e diritti di cittadinanza, di sviluppare le capacità di giudizio politico, e di conseguire mediante l’azione collettiva un certo grado di efficacia e influenza politica.
Oggi ci troviamo a dovere fronteggiare una realtà molto complessa ed in rapida evoluzione (le tensioni internazionali, la crisi economica, l’immigrazione, la diminuzione delle risorse mondiali). Questo rende urgente individuare quali azioni possano aumentare il livello di consapevolezza di tutti, in modo da assumere la responsabilità di essere parte della società e partecipare in modo attivo e positivo al necessario mutamento.
In Italia i temi della solidarietà e della responsabilità sociale, hanno radici molto profonde. La Costituzione Italiana rappresenta infatti l’espressione migliore del confronto culturale e politico delle diverse anime del Paese all’uscita dalla Seconda Guerra Mondiale, uno sforzo di modernità ed equilibrio che vede sanciti principi importanti:
Cito ad esempio l’articolo 2: “ La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia nelle formazioni sociali ove svolga la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”
Articolo 4: “ La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”
Ed ancora l’articolo 41” l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
I valori della responsabilità e della solidarietà nelle sue diverse espressioni, il diritto/dovere di ciascun cittadino a partecipare alla crescita della società, così come il diritto di fare impresa e il dovere di indirizzarla a fini sociali, rappresentano alcuni dei fondamenti su quali è organizzata la società italiana.
Certo la storia italiana dal dopoguerra ad oggi, ci ha mostrato che non sempre i principi trovano reale e completa applicazione, i tentativi di fare venire meno il primato della legalità (terrorismo di diversa matrice, delinquenza organizzata) hanno prodotto in alcuni casi una forma di scollamento tra società e Stato, e hanno dato luogo ad una crescita del paese non omogenea, complessa, generando delle differenze che ancora oggi sopravvivono in termini di sviluppo tra Nord e Sud della nostra penisola. Ciò nonostante la società italiana oggi può essere descritta come quella rappresentata da milioni persone impegnate nel volontariato, civile, sociale o politico che ha bisogno di ideali nei quali potersi riconoscere e in nome dei quali potersi impegnare. Persone che non incarnano il cattivismo e l’emotivismo ma che in realtà possono essere travolte da questo pericoloso trascinamento verso il basso.
Per riprendere il pensiero di Bobbio, la comunicazione deve essere ricca di contenuti e di valori, se si appiattisce la dimensione del cittadino a quella di semplice consumatore non si opera in una prospettiva di crescita, ma in una logica di breve periodo tesa a generare passività nell’interlocutore, il quale non stimolato tenderà a non sentirsi responsabile e a vivere solo la dimensione privata di tipo economico, perdendo la capacità di sentirsi parte di una comunità e dunque di agire in termini solidali nei confronti degli altri. O ancor peggio diventa o diventerà parte attiva, ora dopo ora, sul web per esprimere il peggio.
La Costituzione deve rimanere un faro. Per tutti noi. Questo ho provato a ribadire. Perché niente è come questa vecchia Signora di 70 anni che ha scritto pagine stupende dell’Italia che tutti vorremmo diversa.
https://www.lavocedinewyork.com/news/politica/2019/01/14/il-valore-e-i-valori-della-costituzione-una-vecchietta-ancora-molto-arzilla/