I mesi estivi sono sempre quelli in cui i giornali faticano a riempire le pagine. Anche i telegiornali mostrano tutta la stanchezza accumulata. I social network mantengono standard di efficienza anche se i post sono più vacanzieri. Così come i blog sbadigliano.
Ma la campagna elettorale permanente non lascia spazio neppure ai colpi del calciomercato o agli incroci amorosi tra veline, attori e giocatori o ai nuovi amori o tradimenti che sbocciano grazie al caldo torrido.
E tra un bagno e l’altro, tra un aperitivo e un digestivo, una scorpacciata di molluschi e qualche zampettata in discoteca, la politica ci riserva colpi di scena veri o presunti, prese di posizione giuste o figlie dell’irriconoscenza. Ma quello che conta è tutto quanto fa spettacolo. Tutto quello che richiama l’attenzione degli italiana tartassati ma che non perdono la voglia di divertirsi e per fortuna non perdono la speranza.
E sa da una parte il Governo Tecnico del Senatore a vita e professore Monti ci ha abituato alla sobrietà dall’altro la politica dovendo tutti i giorni combattere con l’antipolitica riesce a dire tutto e il contrario di tutto.
E così quest’anno è difficile vedere, come accadeva fino a qualche estate non molto lontana, politici in posti paradisiaci con famiglie ristrette o allargate. Anzi sono lì tutti a ribadire che occorre risparmiare, tagliare gli stipendi, eliminare i privilegi e soprattutto lavorare anche ad agosto perché fa bene alla salute.
I capi partito che da grande vogliono fare i leader hanno capito che per battere l’antipolitica e per frenare l’onda lunga di Beppe Grillo occorre sudare e comunicare che questa estate è quella dei sacrifici. Addirittura oltre le lacrime ed il sangue.
I media tradizionali provano a sfornare interviste anche a tutta pagina, la televisione e la radio inseguono scoop attendendo la dichiarazione del secolo di qualche segretario o capogruppo. Ma non succede nulla. Tutti giocano a scacchi. Attendono la mossa dell’altro. Tutti sanno di essere deboli mediaticamente e ancor di più sulla rete dove i post dei responsabili dei partiti e i cinguettii vengono letti con grande attenzione da avversari politici e giornalisti, ma nulla di più.
E’ consigliabile per tutti i leader o aspiranti tali la lettura del libro del giornalista Roberto Race “Napoleone il comunicatore- Passare alla storia non solo con le armi” (Egea pagg 141 euro 16,00) in cui spiega la straordinaria, modernissima, visionaria, profetica capacità di comunicare del Grande Generale.
Tutti i nostri politici dovrebbero ripercorrere le strategie e le tecniche di comunicazione dell’Imperatore. Napoleone - scrive Race – comunica precorrendo mode, idee, vezzi, tendenze. Creatore del merchandising, ispiratore di interazione bellica simili alla moderna comunicazione integrata aziendale, fondatore e censore e controllore di organi di stampa, inventore delle moderne veline attraverso i suoi compiacenti e compiaciuti bollettini militari. La sua N e l’aquila imperiale, stemma dell’esercito, lo consacrano anche come ispiratore dei moderni brand.
A questo punto potremmo concludere con una scritta come quella che appare nei film: “Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale”. Ma chi dei nostri politici da sinistra a destra, fino ai movimenti, non si sente un po’ Napoleone? Si sente perché esserlo è altra cosa.
Basta andare (cosa che sinceramente ho fatto da tifoso dell’Imperatore) all’Isola d’Elba e rileggere quanto scriveva anche per preparare una serata danzante. Curava i minimi particolari, programmava tutto.
Era un conservatore ma anche un grande rivoluzionario. E ci ha lasciato un testamento utile anche per le prossime elezioni. Diceva Napoleone: Nelle rivoluzioni ci sono due specie di uomini: quelli che le fanno e quelli che se approfittano.
Forse è il caso di meditare.