“La mia rielezione sarà dura: l’economia sta uscendo da una recessione mondiale, la gente ha perso fiducia”.
Barack Obama condannato per mesi dai sondaggi ma ancora amato da metà degli americani (e non solo, ci sono anche molti europei) che abitano il web ha vinto per la seconda volta sfidando tutto e tutti.
Un primo pensiero va alla vincente comunicazione strategica e integrata. Utilizzo indovinato dei media tradizionali (la scelta di non aggredire l’avversario nel primo confronto televisivo per stenderlo nei due successivi è stata indovinata) ma anche una macchina, quasi ossessiva, con invio di mail e di messaggi su Facebook e Twitter per la raccolta fondi e la ricerca del consenso. Ed ancora una testimonial di eccezione: una donna, sua moglie Michelle, capace di alternare la persona al personaggio.
E’ da confermare senza alcun ombra di dubbio quanto ho tentato di sostenere nei lavori di ricerca svolti sulla comunicazione politica del riconfermato Presidente nero degli Stati Uniti: nella comunicazione politica esiste un’era pre Obama e un’era post Obama.
Quanto ha contato la rete? Tanto. I social network? Tantissimo
L’avvento dei social network, il cambiamento epocale che ha introdotto nei meccanismi relazionali degli individui la disintermediazione della comunicazione.
Per buona parte della campagna elettorale, in particolare televisioni e giornali, hanno prodotto sondaggi che vedevano il grande comunicatore Obama, in crisi.
Avevamo avuto modo di scrivere già qualche mese fa che il Presidente Obama sembrava incapace di trovare la strada per raggiungere i suoi elettori o come dicevano i latini dat veniam corvis, vexat censura columbas (indulgente con i corvi e si accanisce contro le colombe).
E la cosa che appariva ancora più strana è che le nuove tecnologie , in una certa fase del suo mandato , sembrano non influire su quanto stava facendo e impedire la grande perdita di consensi. Sembrava quasi incapace di mettere in pratica lo slogan che lui stesso aveva lanciato. Hope we can believe in (una speranza in cui possiamo credere).
Poi la svolta: Obama ha girato gli Stati Uniti per giustificare le sue scelte, per farle vivere ai cittadini americani. Le ha spiegato anche attraverso le nuove tecnologie dove il rapporto bidirezionale con i suoi elettori è rimasto sempre forte.
Obama ed i suoi collaboratori hanno capito che comunicare diventa più semplice grazie alle tecnologie, ma più complesso per le dinamiche di ricezione e comprensione del messaggio. Eppure questo è il tema centrale perché è su di esso che si fonda la costruzione sociale. E’ dalla capacità di comunicare che dipende il modo in cui ci rappresentiamo e rappresentiamo il mondo che ci circonda. Dai flussi di informazioni e immagini si alimenta la cosiddetta società in rete. Come del resto più volte ci ha spiegato il grande sociologo Manuel Castells.
…la società in rete rappresenta un cambiamento qualitativo dell’esperienza umana. Se ci riferiamo a una vecchia tradizione sociologica secondo cui l’azione sociale al livello più fondamentale può essere compresa guardando all’evoluzione delle relazioni tra natura e cultura, allora siamo proprio in una nuova era. (…) Stiamo ora entrando in una fase in cui la cultura rimanda alla cultura, dato che la natura è stata soppiantata al punto da dover essere fatta rivivere artificialmente (salvaguardata) come forma culturale (…) A causa della convergenza tra evoluzione storica e innovazione tecnologica abbiamo varcato la soglia di una dimensione puramente culturale dell’interazione e dell’organizzazione sociale. Ecco perché l’informazione è l’ingrediente chiave della nostra organizzazione sociale e perché i flussi di messaggi e immagini tra le reti costituiscono la trama e il filo conduttore della nostra struttura sociale. (…) E’ l’inizio di una nuova esistenza, e proprio l’inizio di una nuova era, l’Età dell’informazione, contrassegnata dall’autonomia della cultura in rapporto alle basi materiali della nostra esistenza.
Una nuova era di cui Obama è un grande interprete. Ed in una situazione economica e sociale così difficile senza una comunicazione ben strutturata non avrebbe mai potuto vincere. Certo, tenendo presente che alla base c’erano valori e contenuti.
Il sogno obamiano continua…. 4 more years!!!