Il sociologo, Francesco Pira, docente di comunicazione all’Università di Messina e alla IUSVE di Venezia, in una lunga intervista viaggio firmata dall’autorevole giornalista di IO DONNA, il femminile del Corriere della Sera, ha parlato dei pericoli che pre-adolescenti e adolescenti corrono in rete, ma anche di come i genitori devono comportarsi per non dare brutti esempi ai figli.
I 15 errori che i genitori dovrebbero evitare sui social network
Una ricerca lancia l'allarme: i bambini vanno in ansia perché mamma e papà postano foto di famiglia senza permesso, mandano sms mentre guidano e non solo. In Francia, chi posta immagini di minori (anche propri) rischia il carcere. Da noi, la polizia postale allerta contro il rischio-pedofili: la metà dei materiali che circola in rete è presa dai profili di Facebook & Co. Con l'aiuto del sociologo, ecco la guida al web per chi ha figli.
di Candida Morvillo
Sono parecchi gli errori che i genitori dovrebbero evitare usando i social network e i telefonini. L’allarme arriva da una ricerca delle Università di Washington e del Michigan, dalla quale emerge che i figli fra i 10 e i 17 anni sono preoccupati dall’eccessiva condivisione di foto e informazioni sulla famiglia da parte di madri e padri. I ragazzini preferirebbero anche che i genitori non mandassero sms e WhatsApp mentre guidano, onde evitare pericoli, e che tenessero i telefoni spenti a tavola, dedicando loro più attenzione. Il campione è piccolo: sono 249 le famiglie testate, in 40 Stati d’America, ma il problema è vasto, al punto che, in Francia, una nuova legge sulla privacy dei minori prevede che i genitori possano diffondere foto dei figli solo col loro consenso, pena un anno di detenzione o una multa da 35 mila euro. In Italia, poche settimane fa, la Polizia Postale ha pubblicato un avviso online invitando le mamme a non postare foto dei figli: «Non divulgate le loro foto in Internet. O quanto meno, abbiate un minimo di rispetto per il loro diritto di scegliere, quando saranno maggiorenni, quale parte della propria vita privata condividere», diceva l’annuncio. E continuava così: «Considerate che oltre la metà delle foto contenute nei siti pedopornografici provengono dalle foto condivise da voi».
Il sociologo Francesco Pira.
Mai prendere lezione dai “mobile born”
«I genitori non hanno la percezione dei pericoli che si corrono su Internet», conferma il professore Francesco Pira, sociologo, docente di Comunicazione e Giornalismo all’Università di Messina e di Comunicazione Pubblica e d’Impresa presso allo Iusve di Venezia e Verona. Nel suo ultimo libro, Social Gossip (edito da Aracne, scritto con la collega sociologa Antonia Cava), un capitolo è dedicato alle nuove generazioni social, dove i “nativi digitali” sono già stati superati dai “Mobile Born”, completamente immersi nell’universo digitale.
«Il primo errore che commettono i genitori riguardo alle tecnologie», osserva Pira, «è prendere lezioni di tecnologie dai figli, ponendosi in una posizione che fa loro perdere autorevolezza e crea uno squilibrio diseducativo».
Apocalittici o (mal) integrati
Il secondo errore fatale arriva subito dopo aver imparato i rudimenti dai bambini… Osserva Pira: «Quando tengo conferenze su questo tema nelle scuole medie e superiori, incontro due categorie di genitori. Parafrasando Umberto Eco: gli apocalittici e gli integrati. Ovvero: o all’oscuro di tutto o eccessivamente tecnologici. Ma questi ultimi commettono spesso gli errori di tanti principianti, abusando dei nuovi mezzi. E così facendo, finiscono per dare il cattivo esempio ai figli».
Sarà difficile infatti, riuscire a pretendere dai figli che non passino tutto il loro tempo su Facebook o sulle chat se questo è quello che noi stessi facciamo appena abbiamo un attimo. Sarà impossibile convincerli a non postare le foto degli amici senza il necessario consenso altrui, se anche noi commettiamo la stessa leggerezza. Sarà impossibile convincerli a non condividere immagini e video imbarazzanti se noi siamo i primi a far circolare le loro foto con le mani nella marmellata o le dita nel naso.
Il libro dei sociologi Pira e Cava sui social: parla anche dei mobile born.
Pedofili e bulli in agguato
«Molti adulti sottovalutano le conseguenze di quello che scrivono o condividono sui social riguardo ai loro figli. Non si rendono conto di fornire materiali ai pedofili o di esporre bambini e ragazzini allo scherno e alle vessazioni del cyberbullismo», osserva Pira. «Viviamo in una società fondata sui figli unici, ormai accecata dalla voglia di rivendicare la propria genitorialità. Si comincia pubblicando la prima ecografia, si prosegue con la prima foto del neonato, del primo dentino, delle marachelle e così facendo si ruba la quotidianeità ai figli».
Le temibili “chat delle mamme”
In qualunque scuola vada, Pira incontri docenti sconsolati per l’invasività delle cosiddette “chat delle mamme”. Chi ha figli ha ben presente quei gruppi di WhatsApp dove possono arrivare centinaia di messaggini al giorno. «In classe, tutti i bambini e i ragazzi hanno ormai il telefonino e, in tempo reale, inviano messaggi a casa se prendono un brutto voto, se l’insegnante sgrida qualcuno eccetera. Immediatamente, la mamma in questione mette in circolo l’informazione sulla chat, scatenando reazioni a catena fra tutte le altre, molte delle quali iniziano a scrivere ai figli che sono in quel momento sui banchi. Quello delle mamme è diventato un occhio del Grande Fratello che segue i figli ovunque, specie in gita, e non si fa scrupolo di condividere la foto appena ricevuta col compagno di classe ubriaco, per esempio. Cosa che può gettare in paranoia un intero gruppo di gentiori». Ma come sottrarsi alla dittatura del WhatsApp delle mamme? «Basta darsi una sola regola: quella chat deve servire a supportare la scuola, non a contrastarla. Va usata con cautela, perché poche parole possono scatenare allarmi che si ingigantiscono e creano paure, discussioni e liti inutili e dannose».
Via d’uscita
Sostiene Pira che l’unico modo per sanare questa situazione è “mandare i genitori a scuola di genitorialità”: «In molti Paesi del Nord Europa lo fanno. Imparano competenze tecnologiche e insieme sociali. Mentre, in Slovenia, ho visitato una scuola con una psicologa nello staff, particolarmente attenta ai casi di cyberbullismo, più facili da essere intercettati a scuola che a casa. I ragazzi avevano imparato a rivolgersi a lei per dubbi, consigli, confronti emotivi, a volte difficili con professori e genitori».
1. Non postate foto dei vostri figli senza il loro consenso. I bambini e i ragazzini hanno diritto alla loro privacy e darli in pasto a un pubblico seppure selezionato di amici potrebbe avere conseguenze che non immaginiamo. «È come quando i ragazzini, fuori dalla scuola, chiedono alla mamma di non baciarli perché se ne vergognano con gli amici», spiega il sociologo Francesco Pira, «la loro può essere una vergogna ingiustificata, ma le conseguenze all’interno del gruppo possono essere faticose da sopportare. I bambini “mammoni”, per esempio, possono venir presi in giro e vessati dai bulli di turno».
2. Non postare foto di figli altrui senza il consenso dei loro genitori. Prima di pubblicare la foto di gruppo del compleanno del pargolo, pensate che altre mamme e altri papà potrebbero avere un senso della privacy più sensibile del vostro. Potrebbero non gradire che le foto dei loro figli vengano mostrate a degli estranei, che magari si mettono anche a commentarle. Se lo pensano, ne hanno tutto il diritto.
3. Non commentare foto e video dei figli altrui. Di fronte alla foto del pargolo altrui in ghingeri, un complimento ci sta. Ma è sconsigliabile criticare o prendere in giro bambini e ragazzini. Hanno le spalle meno forti di noi adulti. E certi commenti potrebbero risultare indelicati ai loro genitori.
4. Non prendere lezioni di tecnologia dai figli. Dopo i “nativi digitali” abbiamo i “mobile born”, bambini nati nella generazione degli smartphon, come spiega il sociologo Francesco Pira. «Il primo errore che commettono i genitori riguardo alle tecnologie», osserva Pira, «è prendere lezioni di tecnologie dai figli, ponendosi in una posizione che fa loro perdere autorevolezza e crea uno squilibrio diseducativo».
5. Vietato condividere foto imbarazzanti dei figli. Su Instagram c’è addirittura un canale dedicato ai disastri dei bambini (www.instagram.com/kidsaretheworst). Roba innocente, per lo più: scarabocchi sui muri, facce impasticciate di Nutella… Ma anche scatti infelici, come quello (sopra) della bambina che piange davanti alla sua torta di compleanno. Una foto come questa (con gli occhi oscurati da noi, non all’origine) espone la bimba allo scherno degli amichetti, può farla sentire vulnerabile anche rispetto a tutti gli adulti sconosciuti che su quella foto ci rideranno su. Su Instagram, sotto #childshaming, si possono trovare foto di figli mortificati dalla vergogna dopo essere stati messi in punzione, di solito seminascosti da cartelli genere “sono stato un asino e oggi niente IPhone”.
6. Vietato condividere foto nostre che possano mettere in imbarazzo i figli. La mamma col nuovo toyboy. Il papà separato che si scatena in discoteca con due sventole o si ubriaca. I genitori insieme in un video divertente ma grottesco, la mamma troppo sexy eccetera. Insomma, genitori “adultescenti”, così li definisce il sociologo Francesco Pira: «Sono i nuovi adulti che si comportano da adolescenti e trattano i figli da bambini adultizzati. Tutto parte dall’idea che possiamo essere amici dei figli, confidandoci con loro, facendoli entrare nella nostra vita intima. Magari nella speranza che loro facciano lo stesso con noi. Ma i figli hanno bisogno di separazione dei ruoli». Quanto alle foto e ai post imbarazzanti condivisi dai genitori, i preadolescenti e gli adolescenti sono feroci con gli adulti e nessun figlio ama vedere mamma o papà messi alla berlina dai propri amici che hanno pescato una foto inopportuna su Internet.
7. Non impostare profili pubblici. Lo fanno in tantissimi, sottovalutando il fatto che in questo modo davvero tutti possono avere accesso ai loro dati, facendo voyeurismo in casa nostra. E ci sono anche i malintenzionati che potrebbero monitorarci per furti in casa o peggio.
8. Non rilasciare informazioni sugli spostamenti della famiglia. Scrivere su una pagina Facebook che stiamo andando a portare i bambini alla palestra tal dei tali, che il figlio preadolescente sta giocando a pallone nella tal via eccetera, non è una buona idea. Mai trascurare i malintenzionati. Ed è il caso di monitorare le varie App con servizi di geolocalizzazione che consentono ad amici (o estranei) di sapere dove ci troviamo noi o i nostri figli.
9. Non aprire account Facebook a bambini troppo piccoli. L’età minima richiesta per iscriversi è 13 anni, ma molti genitori chiudono un occhio e aiutano i bambini a iscriversi anche a otto o nove anni, esponendoli a rischi incontrollabili.
10. Non pubblicare foto intime. Foto come quella qui sopra, con il bagnetto del bebè, suonavano innocenti e graziose fino a qualche anno fa, prima che l’album di famiglia finisse su Internet e diventasse terreno di caccia dei pedofili. La foto del bagnetto del bebè può essere tenera, ma bisogna sapere che il 50 per cento del materiale pedopornografico che circola in rete proviene dai social ed è stato postato da ingenui genitori.
11. Non entrare in conflitto con il partner. Sull’uso dei social, in casa, bisogna avere una linea sola. Se la mamma vuole postare una foto di famiglia che il papà non gradisce, meglio far prevalere il principio più restrittivo. E, soprattutto, non discutere davanti ai figli.
12. Non usare il telefono a tavola. L’abuso di conversazione è una delle cose di cui i ragazzini si lamentano di più a proposito dei genitori. Se anche a tavola mamma e papà sono altrove, impegnati a chattare, a rispondere a sms o chiamate, risulta poi difficle pretendere che i figli facciano un uso più parco del telefono.
13. Non mandare messaggi mentre si guida. Crea molto allarme nei figli, a giudicare da una ricerca delle Università di Washington e del Michigan. E forse anche noi non vorremmo che, una volta patenti, i nostri figli si distraggono al volante con lo smartphone.
14. Non usare il Whats App delle mamme per sobillare. I gruppi delle mamme di una stessa classe possono fare molti danni. Basta che uno faccia circolare una lamentela su una maestra per scatenare un polverone infondato, spesso coinvolgendo in uno psicodramma il bambino che ha riferito la cosa. Con adolescenti e preadolescenti in gita si tocca il picco dell’allarme: ci sono genitori che se ricevono un messaggio triste o preoccupato dai figli, lo fanno subito circolare creando paranoia a catena fra i genitori che sono già in ansia per la lontananza dalla prole.
15. Non aggiungere i figli ai propri “amici” social. Se abbiamo amici che usano Facebook o affini per raccontarci i fatti loro, è bene che i nostri figli non abbiano accesso al nostro profilo. Non sempre i bambini e gli adolescenti hanno gli strumenti per accedere alle conversazioni fra adulti.