“A poco a poco la idealizzò, attribuendole virtù improbabili, sentimenti immaginari, e dopo due settimane pensava solo a lei”. Così scriveva Gabriel García Márquez in uno dei suoi romanzi "El amor en los tiempos del cólera" (L'amore ai tempi del colera) che ebbe un enorme successo in tutto il mondo. Giornalista e scrittore ci ha fatto sognare con il suo realismo magico che gli fece anche guadagnare nel 1982 il Premio Nobel per la letteratura nel 1982. Parto da Marquez perché in questi giorni di pandemia è stato parecchio evocato. Così come nel post lockdown il film “Notting Hill”, del regista Roger Michel, ci ha fatto sognare l’amore impossibile che diventa possibile, il sogno che diventa realtà.
Ma se il cinema o la letteratura ci fa, per fortuna, ancora sognare l’ultima indagine CAWI-SWG, su un campione di 818 rispondenti, rappresentativo nazionale di maggiorenni, rilevato dal 9 al 12 giugno ci racconta un’Italia trasformata nelle relazioni affettive, con una coppia stabile su 10 che non ha superato la coabitazione forzata. Proprio su questo giornale lo avevamo detto che i rischi di separazione del dopo lockdown sarebbero stati tanti. Riprendendo le esperienze già fatte per esempio dai cinesi che il giorno dopo il libera tutti sono andati ad affollare lo sportello delle separazioni. Ma torniamo in Italia. Le narrazioni delle pubblicità del periodo di quarantena o i video sui social ci raccontavano un’Italia mielosa e innamorata. I risultati della ricerca CAWI-SWG ci presentano un altro BelPaese. Le coppie che hanno dichiarato di aver problemi, magari parzialmente o totalmente risolti, sono il 33% della popolazione, mentre il 43% ha visto traballare un rapporto stabile. Ma se le coppie che abitavano sotto lo stesso tetto hanno avuto i problemi (il 3%) durante il lockdown il distanziamento e quindi la lontananza ha fatto separare un po' di innamorati che vivevano separati. Il 25% non è sicuro di continuare la relazione, e il 6% invece dichiara non aver superato le difficoltà e ha chiuso. In totale il 31% degli innamorati non conviventi hanno avuto molti problemi per la lontananza, che ormai parafrasando una vecchia canzone, non è più come il “vento” ma come il “virus”. Ma c’è un piccolo dato incoraggiante. Il 14% del campione intervistato ha giurato di aver iniziato una storia a distanza durante il lockdown. Galeotte le nuove tecnologie. Il 58% con una persona conosciuta di recente, anzi durante la pandemia e il 42% con persone conosciute da tempo. Questo certifica che ormai gli amori nascono e crescono in rete. Videochat, messaggini, smile, sono diventati i nuovi mezzi per conoscere e coltivare relazioni e sentimenti. I social network sono diventati il mezzo più usato. Con nuovi codici e nuovi linguaggi, è vero. Ma ormai le relazioni in presenza sono davvero relative. E se la prima speranza era quella che saremo migliori dopo Covid 19, al momento il dato certo è che di coppie il virus ne ha messo in difficoltà tantissime. Magari sono venute fuori per la coabitazione vecchi e incresciosi problemi che nella quotidianità, incontrandosi poco e frequentandosi meno, erano finiti in soffitta. Ma per chiudere come abbiamo aperto, con Gabriel Garcia Marquez: “la saggezza ci arriva quando non serve più”. E magari un giorno capiremo se è stato veramente il virus ad uccidere il nostro amore o la nostra ingordigia di relazioni liquide insoddisfacenti nel lungo tempo ma da consumare subito, come del resto capita per molte delle relazioni nate sul web. Ma la narrazione vera dell’amore ai tempi di Covid 19 la scriveremo dopo che il virus scomparirà per sempre. Magari troveremo un vaccino per la pandemia, ma è difficile trovarne uno contro l’amore liquido.