Non occorre più spostarsi da un ombrellone all’altro. E neppure sudare al telefono per raccontare questo o quell’altro episodio “incriminato”. Tutto si consuma usando soltanto le dita. Mostrando le prove con qualche foto. “Ti giuro – ha più cellulite dell’anno scorso!!! Guarda te la faccio vedere”. O ancora. “Per due giorni ha messo lo stesso costume!! Guarda le date sulle foto…”
Ma dove noi italiani riusciamo a dare il massimo è il racconto delle corna. E quelle raccontate via sms o sui social network illustrate o utilizzando quello che il comico Corrado Guzzanti chiama “il doppio sensare” ci rende imbattibili.
E’ iniziata l’estate 2012 e il pettegolezzo viaggia sulla rete. In spiaggia è ormai un tripudio tecnologico. Molti gestori di lidi balneari si sono dovuti dotare di wi-fi per non lasciare nessuno scollegato nemmeno per un attimo. Tutto avviene in diretta sulla rete. Sui social network c’è la cronaca delle nostre giornate al mare, dei menù di pranzi e cene sulla spiaggia. Ma quello che ci fa sentire inesauribili portatori di novità è il pettegolezzo, ribattezzato gossip, anzi il net-pettegolezzo.
Nicoletta Cavazza, che insegna psicologia sociale e della persuasione all’Università di Modena e Reggio Emilia ha dedicato un capitolo del suo libro appena uscito “Pettegolezzi e reputazione” (Il Mulino pagg 118 euro 9,80) al gossip che vola su internet.
“Il pettegolezzo –scrive la professoressa Cavazza – è potente e pervasivo, la reputazione altrui è il suo vero bersaglio. Proprio come gli attori, ciascuno di noi viva una vita davanti e una dietro le quinte: scoprire cosa nasconde il retroscena degli altri senza rivelare il nostro può essere un gioco divertente quanto spietato”.
La studiosa ci fa riflettere sul fatto che quasi mai ammettiamo, neppure con noi stessi, di fare pettegolezzi. Di attentare alla reputazione altrui. Invece ci diverte da morire. E poi in estate ci scateniamo. Basta andare in edicola comprare un giornale di gossip e poi calare quanto abbiamo letto sulla nostra realtà locale e sbizzarrirci in ipotesi anche le più fantasiose, perché riescano a trovare un minimo di notizia vera su cui attaccarci.
Adesso il vantaggio è che attraverso le tecnologie possiamo essere più veloci e addirittura superiamo, con il web, anche i giornali.
Facebook diventa un “grandissimo portatore di pettegolezzi”. Sottolinea Cavazza: “usando Facebook, per esempio, gli utenti posso pubblicare fotografie e taggare altri utenti, ossia identificare le persone nella fotografia, legando così quelle immagini al loro profilo; ciò consente di diffondere informazioni sulle loro attività sociali (dove si trovano e cosa stanno facendo). Potremmo dire che taggare è una forma tecnologica di pettegolezzo mediato”.
Qualche giorno fa invitato a Sky Tg 24 per parlare di comunicazione politica e nuove tecnologie mi ritrovo nello studio di Milano con un giovanissimo veneto, Alberto Tretti (Fondatore di Glancee) : ha inventato una applicazione di Facebook che ti permette di individuare nel luogo in cui sei “amici e amiche o amici degli amici e delle amiche”. Il fondatore di Facebook Zuckberg ha compreso la genialità dell’invenzione e ha comprato la società di questo giovane italiano, di un altro veneto e di un canadese. Adesso lavorano tutti negli Stati Uniti per Facebook.
Che c’entra col pettegolezzo? Vengo e mi spiego: non volete far sapere dove siete e con chi siete. Se avete un profilo su Facebook attraverso contatti diretti e indiretti, grazie a questa nuova applicazione, in tanti sapranno dove siete e potranno immaginare cosa state facendo documentando le vostre gesta.
Insomma è iniziata una nuova era che permette di utilizzare lo strumento ammazza-reputazione del passato, il pettegolezzo, e di farlo viaggiare, come Superman, più veloce della luce.
Pensate soltanto quante persone ogni giorno guardano il vostro profilo, vi osservano, vi studiano e vogliono sapere tutto di voi.
“Il pettegolezzo è una forma di interazione comunicativa” rivela la docente Cavazza e può servire a diffondere e rafforzare la cattiva reputazione.
Internet, ritenuto da molti e per certi versi anche da noi, portatore di libertà e di protesta, rischia di trasformarsi in uno strumento di violazione reiterata della privacy. Occorre un dosaggio.
Pensate a quante forme di questa interazione comunicativa avete subito…e magari avete anche fatto. E pensate che adesso avete tablet e smartphone per farli correre sempre più veloci i vostri pettegolezzi. Ma pensate che corrono anche quelli su di voi. A poche ore dal ricordo anche di Google della nascita di Pirandello, è bene citarlo: “Così è se vi pare”.
Buone estate e buon net-pettegolezzi a tutti. Accendete tablet e smartphone e scoprirete il gossip che vi manca…o potrete raccontare l’ultimo che avete saputo. Potete anche inventarlo…