Ore ed ore di dirette televisive e radiofoniche. Parole, parole, parole. Una narrazione giornalistica che spesso non riusciva a leggere le contorsioni politiche e un racconto parallelo sui social fatto di un misto preoccupante di ironia ed indignazione. Tutto giustificato dalla disaffezione verso politica e istituzioni con spinte al populismo e all’antipolitica. In aula applausi e standing ovation, sui social altra musica. Rette parallele. E così quasi con entusiasmo un giornalista in studio avvisa i quirinalisti e i retroscenisti che la parola più cliccata nelle ore più difficili, quando venivano bruciati nomi su nomi, era Gattopardo.
Spopolano le citazioni tra cui, appunto, la frase del romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pronunciata da Tancredi: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Le interpretazioni di questa frase sono molteplici e anche in certi casi differenti. Il suo significato è stato adattato alla situazione attuale che è rimasta tale e quale.
Wired ha ricordato le parole chiave più cercate sui motori di ricerca: ben 13 hanno fatto da cornice alle lunghe giornate che hanno preceduto la rielezione del Presidente Mattarella: Bruciatura, Catafalchi Chiama, Franchi tiratori, Giuramento, Grandi elettori e delegati, Kingmaker, Insalatiera, Quorum, Quirinabili, Scrutinio, Settennato, Spoglio.
Bruciatura si riferisce al nome di un candidato indicato da un partito, ma che non ottiene i numeri per essere eletto; I Franchi Tiratori sono gli elettori infedeli che non seguono le indicazioni di voto del proprio partito di appartenenza; I Grandi elettori e delegati sono coloro che eleggono il Presidente della Repubblica e quest’anno sono 1.008; Kingmaker è un termine inglese che viene tradotto come “l’incoronatore” è qualcuno che non vuole essere eletto, ma lavora dietro le quinte per raggiungere una vittoria indiretta; un neologismo è Quirinabili coloro che hanno più possibilità di salire al Quirinale, grazie a quanti li sostengono.
Come se non bastasse sappiamo bene che gli italiani amano l'ironia. In effetti, “È dall'ironia che comincia la libertà.” Così Victor Hugo definiva la ricerca della libertà e non aveva tutti i torti. Effettivamente, in rete hanno, ancora in queste ore, un gran successo tantissimi "meme" sul Presidente Mattarella.
Abbiamo visto il Presidente scappare dalla finestra, chiedere aiuto con un messaggio scritto sulle mani dietro al finestrino di un’auto, legato ad una sedia, nelle vesti di Elisabetta II e non sono mancate nemmeno le battute sul rientro a Palermo dei mobili che voleva a Roma nella sua nuova casa. Eccezionale quella sul passaggio di consegne dove c’è Mattarella che stringe la mano ad un altro Mattarella.
Italo Calvino scriveva: “quella speciale modulazione lirica ed esistenziale che permette di contemplare il proprio dramma come dal di fuori e dissolverlo in malinconia e ironia”.
Chissà quanto ha sorriso il Capo dello Stato, rivedendosi, lui che in un fuorionda aveva persino ammesso di non essere mai pettinato. Anche sui meme il Presidente è sempre sereno e sorridente. Rassicurante come noi siciliani sappiamo essere, quando lo vogliamo. Questa è la sua forza, e anche la nostra.