Spunto di cronaca: rapporto su Costi-Casta. Al Consiglio Regionale della Lombardia il leghista Fabrizio Cecchetti ha attaccato il Presidente Roberto Formigoni. Per il suo nuovo look? No! Per le sui idee sul Post- Berlusconi? No! Perché spende troppo per il suo staff ed in particolare “per il numero elevato di segretarie, esperti di comunicazione e consulenti”. Questo quanto pubblicano i giornali ma per noi è soltanto un pretesto per fare un discorso più alto: serve o non serve la comunicazione politica? Ed ancora servono delle competenze per attrezzarsi da capo di un Governo e fare una decente comunicazione delle politiche (più che della politica) ?
A queste domande che possono sembrare ovvie risponde con un ottimo lavoro il giovane ricercatore Gianluca Giansante, che lavora presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana G. Treccani e collabora con il Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale dell’Università “Sapienza” di Roma.
Il volume, apprezzato da politici di entrambi di schieramenti ( capita raramente ed in questo caso Enrico Letta e Beatrice Lorenzin lo hanno fatto) , s’intitola infatti “Le parole sono importanti” e spiega come si comportano “i politici italiani alla prova della comunicazione”.Nelle oltre 170 pagine (Carocci Editore euro 15) si fa un viaggio dal politichese alla comunicazione efficace; dalla narrazione (con) vincente di Silvio Berlusconi al linguaggio dei democratici Veltroni e Bersani; da come si muove la Lega in ambito comunicativo (il titolo del paragrafo è “Rozzo sarà lei”) alla narrazione “diversa” di Nichi Vendola; dagli estremisti di successo, Di Pietro e Grillo alla domanda legittima se “la serietà paga” con i casi di Prodi, Fini e Casini. E non poteva mancare un ultimo capitolo sul contributo di Ruby e Noemi sulla comunicazione politica.
Un lavoro di ricerca molto curato con riferimenti a quanto accade in altri paesi ed un richiamo costante a tutta la letteratura italiana e straniera sulla comunicazione politica.
Un paragrafo che manca? Forse si. Su come la politica quando non sa comunicare diventa satira. E su questo magari l’autore farà un nuovo libro o comunque è un’idea.
Perché proprio la satira evidenza i limiti della comunicazione: pensiamo a Sabina Guzzanti Berlusconi o D’Alema, a Crozza che imita Veltroni o Bersani, o ancora a Checco Zalone che interpreta Nichi Vendola.
Spiega l’autore: “ secondo un’opinione molto diffusa, soprattutto in alcuni schieramenti, in politica quello che conta è il contenuto, sono le idee. Non si può non essere d’accordo con queste osservazioni. Purtroppo però, spesso, chi coltiva quest’opinione arriva ad affermare implicitamente che non ci si debba interessare di comunicazione, ma di cose più importanti, che la comunicazione è questione effimera. Quest’opinione – rileva Giansante – è pericolosa perche lascia il campo libero a chi sa usare le parole e il linguaggio per presentare con efficacia le proprie idee. Bisogna chiarire un punto allora: se la comunicazione non è tutto, è anche vero che non è nemmeno una dimensione irrilevante dell’attività politica istituzionale”.
Quindi serve, è certo, la comunicazione politica, ma il ricercatore avverte: “Non si vince solo con una comunicazione efficace – è evidente, servono persone credibili, alleanze solide, un programma robusto. La comunicazione è un elemento che può contribuire al successo o al fallimento di qualsiasi progetto politico”.
Fin qui l’idea di Giansante che con il suo lavoro di ricerca ha voluto fare un’analisi che non limita la politica al fenomeno simbolico, né restituisce un’interpretazione riduzionista. Anzi mette a fuoco cosa può servire per vincere.
Ora ci permettiamo di ribadire quanto abbiamo scritto più volte: stiamo parlando di comunicazione politica. Non di marketing elettorale o di propaganda ben truccata!