Non c’è un pre-adolescente o un adolescente che non è iscritto a Instagram. Ma anche gli adulti non scherzano. Il papà del social Michael Krieger ha raccontato che in Italia gli utenti da 9 milioni sono diventati 14, solo nell’ultimo anno. Instagram Stories nato lo scorso agosto è utilizzato da 200 milioni di persone in tutto il mondo. Possiamo narrare quello che ci accade attraverso foto, video, scritte e stickers che rimangono on line soltanto 24 ore. “Abbiamo dato la possibilità ai nostri utenti – ha dichiarato Krieger di raccontare la vita in tempo reale”. E noi ci siamo tuffati. Tutti a fotografare, riprendere ogni gesto. Attimo dopo attimo.
Stiamo esagerando? No. Fa parte della vetrinizzazione dell’identità. E’ il nostro modo di sopravvivere. O di vivere in questa nuova dimensione virtuale ma che ci proietta e ci procura il consenso. Non sempre si tratta di gesti straordinari. Né di cose di cui andiamo orgogliosi. Ma è il nuovo modo per affermare la nostra identità. Possiamo scegliere cosa mostrare. Evitiamo di mostrare il peggio o di dare cattivi esempi. E’ un consiglio. Come diceva La Smorfia “umile ma onesto”.