La vituperata rete, il web dove circolano le oscenità peggiori e tante bugie, può diventare per un po’ di ore un luogo di riflessione, di preghiera… e soprattutto di ricordo.
I social network ed in particolare Facebook, Twitter o Youtube, spesso utilizzati per la protesta o per esaltare la satira si trasformano in un contenitore dove le emozioni prendono il sopravvento sulle stupidaggini, le calunnie, i fotomontaggi, i video rubati, le considerazioni più astruse. Ne è la testimonianza quanto sta accadendo nelle ultime ore per Lampedusa di come ci può essere un uso consapevole della rete, dei social, di uno strumento ormai per tutti noi indispensabile.
Il ricordo di quelle vittime di una tragedia, le immagini di tutte quelle bare allineate, il pianto dei familiari e degli amici, i frammenti di un’esperienza assurda dei sopravvissuti, riescono a vincere anche in un luogo dove spesso andiamo per ridere, per rilassarci, per coltivare virtualmente quello che non riusciamo a condividere di persona? Altra domanda: perché Lampedusa, questa isola così bella è diventata simbolo di una lotta per la sopravvivenza di uomini e donne che partono disperati dalle loro terre, sapendo di rischiare la vita, ma con la speranza più forte della disperazione? Non è impossibile rispondere a questi interrogativi che molti di noi si sono posti nelle ultime ore. La rete in generale ed i social in particolare sono diventati il nuovo luogo di incontro e di confronto. La nuova piazza (virtuale) dove discutere anche i temi più caldi e più controversi. Lampedusa rappresenta quella Sicilia capace d’incantare con il suo mare, con la sua natura, con le sue insenature ed anche con i suoi abitanti. Accogliente e insidiosa. In questo strano e perverso incrocio il web è servito per ripensare al dolore, alla sofferenza, alla sensazione di disperazione che tutti noi abbiamo vissuto vedendo tanti cadaveri a terra e troppe bare allineate. E non è, nel giorno del ricordo, soltanto una fotografia del passato. Le immagini di ieri si sommano, ora dopo ora, con quelle di oggi, dei nuovi sbarchi dei nuovi salvataggi. Si mischiano, come in un’insalata mediatica, con quelle delle guerre in varie zone del mondo. Si cumulano con il pericolo che l’ebola possa arrivare anche in Sicilia, sbarcare qui. Sulla rete oggi c’è emozione, commozione, rispetto per quei morti. Lampedusa sembra un’altra isola rispetto a quella che ricordavamo da bambini o che abbiamo visto in tv. Oggi Lampedusa può rinascere anche in un nuovo contesto globalizzato e il web può essere il vettore della rinascita. Basta crederci. Basta capire che tutto è cambiato. L’imperatore Napoleone sosteneva che “la morte può essere l’espiazione delle colpe ma non può mai ripararle”. A Lampedusa sono arrivati gli inviati di giornali, radio e tv. Ma poi i riflettori si spegneranno. I social continueranno a pubblicare ora dopo ora, nuove verità o nuove bugia sull’isola della nostra provincia. Oggi rivedendo quelle bare sul web…quella Lampedusa trasformata, tutti abbiamo pensato ad un mondo migliore. Dovremmo impegnarci a costruirlo.