“I giovani hanno bisogno di esempi positivi da imitare”. Già, come non esser d’accordo con uno dei campioni più grandi che il basket italiano ha avuto, Dino Meneghin, con cui ho diviso qualche giorno fa la bellissima esperienza della quinta edizione della manifestazione “Goal a Grappoli 2014” a Cormons (Gorizia). Eppure poche ore dopo quanto è successo a Gela e a Roma mi ha provocato emozioni opposto.
Stupende le prime, quelle della vittoria del Macchitella Gela, non soltanto per l’indiscusso merito sportivo ma per il progetto. Un gruppo di giovani capaci di sfidare le insidie di un campionato difficile e poi vincere e convincere fino al tripudio finale. Calcio pulito, calcio giocato, calcio sudato.
Lontano anni luce dai riflettori che ancora una volta si sono accesi a Roma dopo il pre-partita di Napoli-Fiorentina finale di Coppa Italia. Le immagini che scorrevano in tv, in uno schermo mentre stavo mangiando con amici una pizza, mi hanno lasciato attonito. Come ha scritto giustamente Beppe Severgnini sul Corriere della sera : “lo spettacolo offerto non soltanto squallido. Puzza di pessimo passato prossimo…” E citando Mario Sconcerti, aggiunge: “Allontanare i violenti dagli stadi è come tenere i ladri fuori dai supermercati. Ma questi ultimi si processano e si puniscono; per i violenti del calcio troviamo sempre qualche giustificazione. Sono passionali, sono spettacolari, sono divertenti, sono della nostra squadra! Storie: sono dei delinquenti, e noi siamo i loro ostaggi”.
I giovani, abbiamo scritto, hanno bisogno di buoni esempi e cattivi esempi. Ed allora come su questo giornale sottolinea Jerry Italia, un buon esempio arriva dalla squadra gelese.
Italia fa una splendida sintesi: “È la storia del Macchitella Gela, una storia cominciata quattro anni orsono, su dei campi polverosi di periferia, dove un gruppo di ragazzi poco più che adolescenti hanno gettato le basi di questo sogno. È una storia che oggi raggiunge un suo primo apice con il salto di categoria e la conquista della Promozione. E dentro questa storia, mille altre storie di ragazzi e famiglie che scommettono su un sogno e lo realizzano”.
E quindi un esempio da seguire. Senza dubbio alcuno. Un’emozione grande per questi piccoli campioni di periferia, per le loro famiglie, per la comunità di Macchitella che ha creduto in loro e tifato per loro. Per la loro guida spirituale Don Giuseppe Fausciana.
Ecco perché vedere le facce felici dei ragazzi del Macchitella e le facce attonite di chi ha visto in tv scene da dimenticare, posso darci concretamente il senso di cosa è un buon esempio e cosa è un cattivo esempio.
E per richiamare in causa Severgnini un ragionamento va fatto anche sui luoghi dello sport. Dove lo sport, nasce, cresce, si esibisce, vince o perde.
Scrive ancora il giornalista, e non possiamo non condividere: “I luoghi dello sport, non sono extraterritoriali. Sono ripetiamo, luoghi della vita. Tra i più belli, oltretutto lo sanno bene negli Stati Uniti, dove lo sport è una grande festa, una magnifica coreografia, un enorme business”.
Lo sport non è soltanto quello dei campioni. Lo sport è quello di ogni ragazza o ragazzo che lo pratica ed evita così pericolose devianze. E’ fatto da tanti allenatori, istruttori, tifosi che ci mettono passione, educazione, valori e abnegazione.
E allora un applauso ed un abbraccio ai piccoli campioni dal Macchitella. A tutte le ragazze e i ragazzi che ogni giorno fanno sport con sacrificio, a chi li assiste e li sostiene. Per i cattivi esempi ci auguriamo che chi governa intervenga presto ed in maniera definitiva. Seriamente. Certi spettacoli non vogliamo più vederli. Via la violenza dai luoghi di sport. Via i cattivi esempi.
Editoriale pubblicato da www.tensivamente.it