Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. (John Donne- Meditation XVII)
Nicola Giuliana sapeva di non essere un’isola. E non voleva esserlo. Lui. orgogliosamente servitore della Patria, maresciallo dei carabinieri. Lui , incredibilmente, uomo di sport capace di incarnare i migliori valori della competizione, della vittoria e della sconfitta.
Non ci vedevamo spesso. Ci si incontrava per caso. Anche se quel caso mai sembrava un caso. Quei giorni in cui magari eri deluso di quello che ti circondava, quando sapevi che qualcosa doveva avvenire, ecco apparire Nicola, con il suo sorriso, la sua incredibile semplicità, la sua voglia di vivere.
Nicola aveva dedicato i suoi anni migliori allo sport, al basket. Era stato il nostro punto d’incontro. Io giovane cronista, lui giovane atleta. Entrambi convinti che saremmo riusciti a cambiare il mondo. A renderlo diverso. Più a nostra misura. Certo facendo sacrifici, con entusiasmo. Convinti che prima o poi dopo tante fatiche o delusioni, le soddisfazioni sarebbero arrivate. Mi aveva raccontato con orgoglio della sua ultima impresa, la sua squadra di basket, il Sant’Oliva. Ma quando ci incontravamo dopo l’abbraccio e il rituale doppio bacio, più che meridionale, siciliano, passava subito a ricordare i vecchi tempi.
Quasi non fossimo poco più che quarantacinquenni. Quasi come se fossimo dei pensionati alla ricerca disperata del ricordo più bello. Anzi di quello più divertente. Mi parlava con orgoglio del suo bellissimo rapporto con la moglie e con la figlioletta. Era la partita più bella che Nicola aveva vinto quella. Mettere su una famiglia e tenerla insieme grazie ai suoi fantastici modi, al suo essere comprensivo, migliore.
Negli anni in cui l’ho frequentato non l’ho mai visto arrabbiato, indignato, incazzato. Nicola sapeva sempre mettere una parola buona. Sapeva arrivare dove noi non eravamo ancora approdati. Oggi sapere che un male incurabile ce lo ha preso e ce lo ha portato via ci lascia senza fiato. Lui così alto, il nostro gigante buono. Il maresciallo con il sorriso ci ha lasciato a continuare la nostra vita senza parole.
Quello che ci consola e che di lui non avremo mai un ricordo diverso di quel viso con quel sorriso incredibilmente bello. Della sua voce conciliante, del suo essere altruista oltre ogni misura.
Nicola lascia alla sua “bambina”, oggi liceale, un esempio bellissimo. Vorrei per lei scrivere fino a che punto sapeva essere uomo, carabiniere, marito, padre e atleta.
E invece quando ho abbracciato la moglie davanti il mare di Marianello dove Nicola è rimasto a “salutare” l’ultima volta gli amici, le ho soltanto sussurrato:”non doveva succedere a lui. Perché proprio a lui”.
E’ già è successo proprio a Nicola. Per farci dire la stupida frase “i migliori se ne vanno”. Stupida perché Nicola è rimasto e sarà con noi. Come sapremo vederlo: con la divisa da carabiniere o con la canottiera da cestista. Sempre con il suo sorriso e la sua voglia di vivere. Grazie Nicola per come sei stato e per quello che ci hai dato: una semplice ma fantastica lezione di vita.