C’è riuscito Giuseppe Sicari a stupirci ancora un volta con il suo libro “Le Isole Vagabonde” (Pungitopo Editore pagg. 133 euro 12). Lo aveva già fatto con i suoi precedenti romanzi ed ha confermato la sua capacità di raccontare storia e storie, ma anche intrecci. E poi quasi dipinge personaggi pieni di forza e di debolezze.
Giuseppe Sicari è un giornalista che quando scrive libri è capace di essere storico, narratore, romanziere. E’ la sua esperienza e la sua saggezza che vengono fuori in ogni pagina. Ma anche la sua grande sicilianità.
Nato a Capo d’Orlando nel 1933 è stato caporedattore del TG1 e curatore delle rubriche TV “Prisma” e “Primissima”. Per otto anni ha insegnato presso l’Università della Tuscia. Ha pubblicato saggi e opere di narrativa: Cognomi e soprannomi fra Capo e Naso (2005), Gelsomina di Sicilia (2006), Il Santo marrano (2010), Il tempio perduto (2011), La kippà di Esculapio (2012).
Questo ultimo lavoro ci da rivivere il 1470. L’ebreo Prospero Mussumeci, ventisei anni, proviene da una ricca famiglia di medici e rabbini di Catania. In seguito a dissidi con il padre e alla prematura morte della giovanissima moglie, lascia la città e intraprende una peregrinazione attraverso la Sicilia settentrionale, alla ricerca di un luogo propizio alla realizzazione dei suoi sogni: fare il medico e sposare una donna che gli faccia dimenticare la prima, negativa esperienza.
Una serie di vicissitudini attendono Mussumeci e lo spingono alla continua ricerca di nuovi cieli e ad una coraggiosa partenza verso l’ignoto.
Un racconto di “viaggio” delicato, ma intenso, intessuto di riferimenti storici e ambientali minuziosi e accuratamente documentati, ed impreziosito di arcaiche e pittoresche voci siciliane, di spagnolismi, di neologismi.
Come ci è già accaduto per tutti gli altri libri precedenti occorre finire tutte le pagine. Non è un libro che si può lasciare a metà. Perché il gioco che Sicari propone è tutto va vivere dalla prima all’ultima pagina.
Un libro da leggere anche perché si tratta di un romanzo in cui i personaggi li vedi all’opera, li immagini, fai il tifo o non li approvi.
C’è la Sicilia di Sicari, c’è Licata, dove ha vissuto da bambino, e dove ritorna spesso perché è anche la città della sua adorata moglie.
E’ bella la Sicilia che Sicari racconta: piena di contaminazioni. E non è una Sicilia già vista o già scritta. E’ unica. Come lui, il romanziere Sicari, l’ha pensata e come ha voluto trasferircela.