Una decina di anni fa mi trovavo in Olanda dove ero relatore ad un convegno sul rapporto tra infanzia, adolescenza e media. Era una giornata grigia a Rotterdam. Il luogo dove il convegno si svolgeva, molto bello ma buio. Le poltrone erano rosso fuoco. Indimenticabili. Feci il mio intervento e subito dopo parlo una professoressa statunitense. Riprese alcuni dati della mia relazione e poi disse: “non riuscirò mai a capire le mamme italiane. Sono un caso unico al mondo. Chiamano i loro figli a 40 anni in pieno autunno per ricordare loro che è tempo di indossare la maglia di lana. Troppo protettive, troppo chiocce, troppo suocere”.
Scoprii dopo che aveva un marito di origini italiane e che quindi non aveva studiato il fenomeno. Lo aveva vissuto. Su una cosa ha ragione a distanza di anni l’esperta studiosa americana: la società italiana è matriarcale. E non basta la censura di Facebook che ha tolto dalla rete una mamma che stava allattando a cambiare il nostro modo di pensare.
Lo spot intelligentissimo della Tim con Giuseppe Garibaldi che studia le cartine e con la mamma spendacciona che parla al telefono, ma giura di aver fatto un contratto vantaggioso, è la sintesi del pensiero italico. Con la genitrice giustamente al centro della scena. Tollerante ma che invita il figlio ad unire l’Italia e quando quest’ultimo risponde piccato che ci sta provando, lei reagisce: “Giuseppe è in un’età difficile, risponde !”
Nulla di diverso da anni di pubblicità in cui la mamma aveva un ruolo da protagonista in spot su biscotti e merendine varie: la famiglia perfetta con il padre che legge il giornale, la mamma che versa il latte che mai finisce fuori dalla scodella. Con bambini educatissimi che non litigano per il bagno. E con lei, la super-mamma, sorridente che rifornisce di calorie la famiglia e poi bacia il marito che va al lavoro.
Uno stereotipo che per anni ci siamo portati dietro, e dentro, fino a quando qualche tempo fa un’altra pubblicità ci ha fatto toccare con mano che forse la famiglia italiana era cambiata. Il padre che con la station wagon carica su la figlia del primo matrimonio, quello delle seconde nozze e quella della terza compagna. La famiglia allargata che si concretizza anche negli spot.
Ed anche dalle nostre ricerche viene fuori un quadro diverso: i bambini nella parte anagrafica dei questionari dichiarano sempre più spesso che fanno attività o abitano con mamma 1 e mamma 2 o con papà 1 e papà 2. E il 2 indica il nuovo compagno/a del genitore che si separa e si costruisce un’altra vita.
Ebbene in questo contesto di emancipazione controllata, anche sui media e sugli spot, arriva la censura ad una donna che allatta al seno in una foto su Facebook.
Giustamente scrive Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera è “ipocrita, stupido o semplicemente ridicolo” .
E ha perfettamente ragione. Con tutto quello che circola sui social network è una immagine naturale, a cui siamo abituati. Strano però che una ragazzina quasi nuda su Facebook è rimasta per diverse ore fino a quando qualcuno non ha deciso di avvisare la Polizia Postale.
Ancora più strano in un paese dove dell’allarme sexting tra minorenni non si parla o non si scrive. E neppure la farfallina di Belen che ancora tiene banco su Facebook ha fatto scandalo. Ma una mamma che allatta si!
La scelta di Facebook, cosi come quella del pubblicitario che ha lavorato per l’azienda telefonica che ha messo la mamma di Garibaldi al centro dello spot, deve farci riflettere su come anche il nuovo ruolo della mamma è complesso. Come anche i media dovranno prendere atto della necessità di una nuova genitorialità. Forse non basterà più la raccomandazione sulla maglia di lana o liquidare una brutta risposta con “è in una età difficile! , risponde!”
E’ anche l’Italia dove una mamma che lavora alla Luxottica si alza alle 4 del mattino, vicino Belluno, per iniziare il suo turno (come abbiamo visto in uno splendido servizio dell’inviata Roberta Serdoz al Tg3) per poi poter trascorrere una parte del pomeriggio per accudire i figli ed il marito, ed andare a letto distrutta dopo una giornata stancantissima alle 22. Al microfono risponde con una straordinaria vitalità: “c’è la crisi, i sacrifici vanno fatti!”
Certo non possiamo cantare a squarciagola la canzone di Edoardo Bennato , W la mamma, il ritornello era così vibrante: “Viva la mamma/ affezionata a quella gonna un po' lunga /così elegantemente anni cinquanta /sempre così sincera …”
Ma possiamo sempre dire che “di mamma ce n’è una sola”. Per fortuna? Dice qualche nuora indispettita? Punti di vista. Ma per favore Signor Mark Zuckerberg , una mamma che allatta in Italia, non va eliminata da Facebook! Altrimenti anche nei suoi confronti saremo costretti a dire che è in un’età difficile…Censura!!!!