Sono in Spagna per partecipare ad un Congresso di Sociologia. Ieri sera ero solo al ristorante e osservavo le persone. Mi sembrava qui a Valdepegnas, in Castiglia, di essere tornato indietro nel tempo. Le persone si guardavano negli occhi e parlavano. Cene di lavoro, o intime, tra amici. Gli smartphone erano nascosti e i tablet spariti. Contatti visivi che permettevano e permettono la connessione emotiva. Adattiamo i nostri comportamenti a quelli degli altri. E’ stata definita una metamorfosi socio-collettiva certificata da un’inchiesta di Wall Street Journal e Quantified Impression. Si pratica la disconnessione visiva e si controllano le mail, le notifiche di Messanger e Whatsapp, si vedono addirittura le partite durante una cena.
Il tempo in cui siamo in connessione visiva con il nostro interlocutore è sceso al 30% prima era al 60-70%. Eppure il contatto visivo è fondamentale per influenzare chi ti ascolta. Siamo tutti o quasi multitasking. Si parla ma soprattutto si osserva meno l’altro. Alla faccia di Josè Saramago che sosteneva come gli occhi sono “l’unico luogo del corpo dove forse esiste un’anima”. Domanda: e se l’anima si fosse trasferita nello smartphone?