Milano (maggio 2012) - Una storia di quelle che sarebbero piaciute tanto ad Enzo Biagi quella dell’ex calciatore Bruno Pizzul, oggi uno dei volti più popolari della televisione. Un uomo straordinario ed un giornalista sportivo di rara bravura, la cui storia è stata raccontata da Francesco Pira e Matteo Femia, in cento pagine, di un libro, per i tipi di Fausto Lupetti Editore, intitolato “Una voce Nazionale. Tutti i diritti saranno devoluti alla Fondazione Stefano Borgonovo che opera a favore dei malati di sclerosi amiotrofica (SLA).
“L’idea di scrivere questo volume – spiegano Pira e Femia- sulla storia della vita di Bruno Pizzul ci è venuta man mano che conoscevamo sempre di più uno dei più grandi personaggi italiani.
Un personaggio straordinario del mondo del calcio: un ex calciatore che è diventato un giornalista sportivo, anzi uno dei più importanti telecronisti della Radio Televisione Italiana ed uno dei più conosciuti al mondo. Abbiamo dovuto faticare per convincere Bruno a darci il suo assenso.. Non perché non avesse voglia di raccontare le sua vita, di farci conoscere episodi incredibili vissuti sui campi da giocatore o da giornalista, ma perché questo omone così alto e così in gamba non ama essere celebrato. Ha cercato di convincerci a desistere da questa nostra impresa. Alla fine l’abbiamo preso per stanchezza e ci ha dedicato un bel po’ di ore per narrarci le cose abbiamo scritto”.
Nel libro c’è la vita di unitaliano vero che da calciatore (ha marcato anche il grande Omar Sivori) prima, e da telecronista dopo, ha girato l’Italia e il mondo. Gli aneddoti, i grandi personaggi che ha conosciuto e incontrato, i suoi valori, un calcio bello da giocare
e da raccontare oggi offuscato da terribili ombre e personaggi loschi.
Bruno Pizzul ha narrato a milioni di italiani il calcio pulito come soltanto un grande professionista sa fare. E’ partito da Cormons, cittadina al confine con la Slovenia, ed è arrivato dove ogni buon giornalista sportivo sarebbe voluto arrivare.
I suoi ricordi e i suoi scoop giornalistici, i dialoghi con Nicolò Carosio e la sua enorme passione: la Nazionale. Dalle punizioni al Liceo Stellini di Udine perché doveva correre a prendere il treno, alle esperienze da calciatore-studente universitario a Catania, dal falso scoop della sua morte annunciata da Facebook alle gradite imitazioni in televisione, ed ancora all’amore per il vino.
La prefazione è firmata da Riccardo Cucchi, Capo dei Servizi Sportivi di Radio Rai, e ci sono anche i contributi della redattrice sportiva del quotidiano spagnolo “El Pais”, Eleonora Giovio, dello storico già direttore del Guerin Sportivo e del Corriere dello Sport, Italo Cucci (oggi opinionista di Rai Sport e Direttore Editoriale dell’Agenzia Italpress) e di Daniele Redaelli, autorevolissima firma della Gazzetta dello Sport.
Molto toccante la prefazione al volume di Riccardo Cucchi, scritta con il cuore: “La calma, la serenità. Sono doti di Bruno che mi hanno sempre fatto riflettere. Il nostro è un mestiere affascinante che rischia, però, di farci sentire troppo al centro del mondo. Non prenderti troppo sul serio, sembrava dirmi Bruno. Me lo ripeto spesso, anche oggi: non prenderti troppo sul serio. Ma le sue telecronache di calcio sprigionavano passione, vera. Quella di chi il calcio l'ha giocato e riesce a raccontarlo con semplicità. Perché il calcio è un
gioco semplice. Per questo piace così tanto. E' comprensibile ed immediato, al di
là delle alchimie tattiche che alcuni vorrebbero, oggi, prioritarie su tutto il resto. Da telespettatore ho amato i suoi commenti. Da giovane cronista che voleva imparare, ho preso appunti quando Bruno parlava in Tv. Lui non lo sa, non gliel'ho mai detto”.
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