Settanta anni dopo l’attacco degli alleati a Licata avvenuto il 10 luglio 1943 un volume narra l’accaduto con una ricostruzione storica curata da Calogero Carità che sarà presentato l’8 novembre alle 17,30 presso il Fly Cinema (Porto Turistico) nella città marinara.
Un’importante opera quella dello storico licatese, dirigente scolastico del prestigioso Liceo Montanari di Verona fino all’agosto del 2012, autore dal 1970 ad oggi di numerose pubblicazioni nell’ambito della storiografia, archeologia ed arte.
L’ ultimo lavoro di Carità, intitolato “70 anni fa l’assalto degli alleati alla Sicilia”. (Edizioni La Vedetta) , sarà presentato venerdì 8 novembre alle 17,30 nel corso di un evento organizzato da “La Vedetta, dall’Associazione Memento (presieduta da Carmela Zangara). Dopo gli indirizzi di saluto di Angelo Balsamo, sindaco di Licata, Giusy Flavia Marotta, assessore alla cultura e pubblica istruzione, Tony Cellura, dell’Associazione Memento, interverranno, Ezio Costanzo, docente dell’Accademia di Belle Arti di Catania, Giacomo Mule, preside della Facoltà di Scienze Umane dell’Università Kore di Enna e Francesco La Perna, ispettore ai beni culturali di Licata. A condurre sarà Francesco Pira, docente di comunicazione all’Università di Messina. Al termine della presentazione sarà proiettato il film “Phil Stern, Sicilia 1943: la guerra e l’anima” prodotto da Le Novemuse e scritta da Ezio Costanzo e diretto da Ezio Costanzo e Filippo Arlotta.
Come spiega lo stesso autore nella premessa del volume “70 anni fa, la notte del 10 luglio 1943, una immane flotta anglo-americana di 2.590 navi di ogni tipo e grandezza, scortata da decine di corazzate, incrociatori e caccia torpediniere dalle potenti bocche di fuoco, si presentò davanti alle coste sud-orientali della Sicilia. Era il “D-Day”, il giorno dell’attacco alla Sicilia contro le forze italo-tedesche, che porterà all’armistizio dell’8 settembre e da lì a poco, dopo vent’anni di incontrastato regime, alla caduta del fascismo, ormai logorato nel nord Africa, sul fronte orientale e sui Balcani. Le forze armate italo-tedesche, certamente impreparate a sostenere uno scontro che si rivelerà presto smisurato per l’enorme potenziale di uomini, armi modernissime e mezzi messi sul campo dagli Alleati, cercarono, sacrificando migliaia di uomini, di arginare l’avanzata delle forze nemiche, coscienti ormai di non poterle ricacciare più sulle loro navi. Il bagnasciuga del patrio suolo italiano che Mussolini aveva dato come invulnerabile, era stato, invece, violato e superato dai modernissimi mezzi anfibi alleati che, in generale, con molta facilità in pochi giorni scaricarono sulle spiagge decine e decine di migliaia di uomini. L’aviazione italo-tedesca diede un grande contributo contro l’offensiva alleata, provocando moltissime vittime e tanti danni al nemico invasore, mentre le unità di combattimento della U.S. Navy e della Royal Navy non ebbero la possibilità di misurarsi con la temibile Regia Marina italiana che, pur disponendo di modernissime e potenti unità navali, fece la scelta di non combattere e lasciare le navi all’ancora a dondolarsi nelle varie basi navali del Mediterraneo che, cosa molto strana, non ebbero la ventura di subire alcun attacco dagli aerei alleati.
Il compito di invadere la Sicilia fu affidato al XV gruppo d’armate il cui comando venne affidato al generale britannico Harold Alexander, mentre il comando delle Forze Alleate nel Mediterraneo fu assegnato al generale americano Dwigth David Eisenhower. Il XV gruppo comprendeva la 7a Armata americana, al comando del gen. George Smith Jr. Patton, e la 8a Armata britannica, al comando del gen. Bernard Law Montgomery.
Dalle prime ore della notte del 10 luglio alle prime ore dell’alba i gruppi d’attacco alleati, spalleggiati dalle potenti bordate delle navi da guerra che spazzavano ogni cosa e che mettevano in silenzio le batterie costiere, toccarono il suolo italiano. La 7a Armata di Patton aveva avuto assegnata la costa sud orientale dell’isola, compresa nel Golfo di Gela, che andava da Scoglitti a Gela e a Licata, l’8a Armata britannica la parte orientale, da Pachino e Siracusa, ossia la zona compresa nel golfo di Noto.
La campagna di Sicilia impose un elevato tributo di sangue alle forze anglo-americane: circa 22.000 tra morti, feriti e dispersi, più 20.000 ammalati di malaria. I tedeschi subirono circa 10.000 perdite, tra morti e prigionieri e gli italiani ebbero circa 5.000 morti e oltre 116.000 prigionieri “.
Un lavoro di ottima fattura la monografia di Calogero Carità, come spiega nell’introduzione il professor Francesco Vecchiato, docente di Storia Contemporanea all’Università di Verona: “Nel 70° anniversario dello sbarco in Sicilia, la monografia di Calogero Carità, frutto di un grande amore per la propria terra, ma anche di uno forse ancora più intenso per la verità storica, ci consente di prendere contatto con un vissuto, che si sta provvidenzialmente allontanando sempre di più dal nostro orizzonte, ma che non dobbiamo dimenticare soprattutto quando affiori in noi qualche incertezza nei confronti dell’Unione Europea, entità miracolosamente sorta dalle ceneri del secondo conflitto mondiale e dalla caduta del muro di Berlino. Nel 1945, propiziato dallo sbarco in Sicilia del 10 luglio 1943, cadeva uno dei due imperi del male, responsabili del martirio dell’Europa nel XX secolo. L’altro sarebbe caduto il 9 novembre 1989”.
Si preannuncia interessantissimo l’evento del 7 novembre ma ancor di più avvincente la lettura di questa nuova opera di Calogero Carità
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