DIRITTI FONDAMENTALI E DESIDERABILI. L'ELBA HA MENO DIRITTI DEL CONTINENTE? INTERVISTA A FRANCESCO PIRA
Scritto da Aurora Ciardelli Domenica, 08 Settembre 2013 23:42
Francesco è uscito il “Manuale dei Diritti Fondamentali e Desiderabili” dalla giornalista Paola Severini a cui hai dato il tuo contributo. Un libro pubblicato negli oscar Mondadori che raccoglie il pensiero di protagonisti della società, della cultura e della politica come Andreotti , Amato, Boldrini, Camusso, Catricalà, Chiamparino, Ravasi, Ricci e Romiti. Complimenti, nomi di grandissimo livello.
Approfitto della tua disponibilità e per la tua simpatia per l’Elba per farti qualche domanda per il giornale online Elbareport che da sempre segue temi come ambiente, società e legalità.
Il tema dei diritti fondamentali e desiderabili è accattivante e tocca tutti da vicino specialmente in un clima di tagli alla spesa sociale e di crisi economica che anche qui si è fatta ben sentire.
Di diritti fondamentali si sente sempre parlare ma meno di quelli “desiderabili”. Puoi spiegare questa evoluzione?
Come ha dichiarato la curatrice del volume, la cara amica Paola Severini Melograni:, “La vita è fatta di diritti diversi, non solo fondamentali, ma anche auspicabili e possibili. Non mi interessava fare una semplice collezione di diritti, ma volevo coinvolgere tanti amici a mettersi in gioco per dire che un mondo migliore è realizzabile.”
Parto da qui per cercare di rispondere a questa domanda molto complessa.
Oggi più che mai, in un mondo globalizzato, ci rendiamo conto che continuiamo a vivere alla ricerca della piena applicazione dei diritti fondamentali che ancora oggi risultano troppo spesso negati. Nello stesso tempo dalla loro applicazione o non applicazione si evidenzia l’incompletezza dei diritti fondamentali da cui scaturiscono i desiderabili.
E’ un problema di cultura, di consapevolezza e comunicazione. Viviamo il paradosso di una società ipertrofica con un potenziale di opportunità sulla carta enorme che vede però un individuo fin troppo spesso debole, culturalmente debole, incapace di concepire il noi e tutto riflesso sull’io.
Da qui la necessità di scoprire diritti desiderabili. Basti pensare a quello della bellezza citato da monsignor Gianfranco Ravasi, Ministro della Cultura del Vaticano. Non basta leggere l’articolo 9 della Costituzione “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”
Se non capiamo che la Repubblica è formata da cittadini e che si vi è una responsabilità delle istituzioni nel proteggere e promuovere la cultura, ma che esiste la responsabilità di ciascuno di contribuire alla tutela a promozione di essa, non abbiamo capito il senso della parola diritti. Questo significa avere la cultura, la consapevolezza per riconoscere il bello, il rispetto dell’altro e del diverso.
Negli ultimi anni soprattutto i temi del diritto alla salute e ai collegamenti marittimi efficienti hanno fatto nascere molti comitati di cittadini elbani che si sono per la prima volta impegnati attivamente per difendere un livello minimo accettabile. Con l’aiuto dei social network si è creata una vera e propria mobilitazione’. Tu che hai avuto l’occasione di frequentare l’isola d’Elba e che vivi in Sicilia conosci un po’ i problemi connessi alla discontinuità territoriale. Nell’immaginario comune ci sentiamo un po’ cittadini di serie B, che devono far fronte a ridotti servizi per la sanita, la scuola e la cultura, privati di diritti fondamentali rispetto ad continente che ci immaginiamo più evoluto o all’avanguardia. Come se ci fossero negate delle opportunità.
Nell’era del web 3.0, e dello sviluppo della tecnologia che riduce la distanze è vero secondo te che il continente ha più diritti e opportunità di noi o è un po’ un alibi ?
Le distanze, i luoghi geografici non rappresentano di per sé, una barriera, oggi. Lo diventano se a differenza di quanto accade nel resto d’Europa e negli USA, dove proprio la tecnologia è stata utilizzata per abbattere le barriere e mettere le persone in connessione, la tecnologia resta a beneficio di pochi. Pensiamo ai paesi nordici con Nokia in testa che svilupparono e diffusero la telefonia mobile proprio per ridurre la barriera di comunicazione dovuta alle particolari condizioni climatiche che caratterizzano queste aree. O allo sviluppo del wireless nelle immense campagne americane per connettere le comunità agricole e non solo.
Elba e Sicilia in realtà sono divise dalla terra ferma che da un breve braccio di mare. Il sentirsi cittadini di serie B per alcuni aspetti della vita è conseguenza diretta di mancate politiche d’investimento sulle infrastrutture che non solo servono al miglioramento della qualità della vita dei cittadini ma che rappresentano un indubbio volano di sviluppo. Ma il fatto di essere cittadini di serie B oggi purtroppo non riguarda più le barriere geografiche ma quelle sociali tra coloro che accedono alla tecnologia, ai servizi collegati e coloro che non vi accedono, e questo accade ovunque nel mondo. Molto più spesso nelle grandi aree che nelle isole. Chiudo con un pensiero “romantico” per alleggerire la negatività di una situazione che reputo grave. La dimensione dell’isola è speciale, è intima, di separazione ma con un orizzonte all’apparenza infinito come il punto in cui cielo e mare sembrano unirsi.
Al di la delle difficoltà oggettive congiunturali, quanto può dipendere dalla percezione personale, dalla cultura e dalla consapevolezza individuale dei propri diritti fondamentali, o desiderabili che siano, un miglioramento della nostre condizioni di vita?
Come sostiene il grande sociologo, il professor Manuel Castells, siamo nodi della rete. Produciamo messaggi e dunque dalla nostra cultura capacità relazionarci, di comunicare dipende la nascita di una nuova società e di una cultura condivisa. Questa prospettiva affascinante è ancora un qualcosa di indefinito - La Rete offre grandi opportunità ma anche grandi rischi. I player della rete sono sempre meno e se il livello di conoscenza individuale, collettivo, non cresce in modo anche autonomo rispetto alla Rete, corriamo il rischio di diventare sempre più omologati; meno liberi e dunque con un più basso livello di diritti fondamentali e desiderabili…. applicati.
Quali sono per Francesco Pira i diritti fondamentali e quelli invece desiderabili per i bambini e i ragazzi nell’era dei digitali nativi?
Il diritto alla pace, al cibo, alla conoscenza. Il diritto a crescere in un ambiente sano dal punto di vista fisico e morale. Un ambiente dove la tecnologia diventa parte integrante del percorso di crescita e di conoscenza . Non strumento esclusivo di passatempi ludici. Mi piacerebbe che la tecnologia e i social network servissero a recuperare un rapporto con l’ambiente e con la natura. Che fossero di stimolo alla scoperta. Mi disorienta alquanto sapere che i bambini vanno in gita nelle fattorie didattiche per vedere come sono fatti gli animali domestici e che quando gli chiediamo come è fatta un’ape pensano… all’Ape Maia. Nella versione rivista e corretta che propone quotidianamente Rai Yo Yo.
Con questo clima di crisi è pretenzioso difendere il diritto a godere della bellezza dell’ambiente e annoverarlo nei diritti fondamentali/desiderabili?
Nessuno ci può togliere il diritto di godere della bellezza. Il fatto vero è che siamo noi a distruggere il mondo con le nostre mani nella corsa costante ad avere tutto quello che ci possiamo o non ci possiamo permettere. Basta vedere le immagini che ci arrivano dallo spazio e ci mostrano un mondo dove il clima è alterato per colpa dell’uomo. Tempo fa ascoltando un esperto ho appreso che molte delle disgrazie che accadono dipendono dalla nostra incoscienza. Costruire case dove non si deve, poi le fa andar giù per le alluvioni. Lo scorso 10 agosto durante la Notte delle Stelle ho partecipato ad un evento ad Agrigento dove un astronauta, Paolo Nespoli, ci ha spiegato che prima o poi noi soccomberemo per colpa delle nostre scelte.
Parlare di ricerca della bellezza è difficile in questo contesto. Non riusciamo a salvare il salvabile. Attribuisco molta forza alla comunicazione e alla divulgazione, indispensabili, per farci cambiare rotta e capire che il mondo che vogliamo non può esistere, nella misura in cui per avere una qualità della vita migliore danneggiamo le nostre comunità, e che nei nostri diritti desiderabili non ci può essere un taglio netto con i diritti fondamentali.