Occorre dare vita ad un progetto serio che trasformi gli individui da meri consumatori di tecnologia a protagonisti della società in rete. Questo chiama in causa tutte le agenzie formative, genitori in primis che devono riappropriarsi di un ruolo guida. Non è più tempo di genitori orgogliosi di essere amici dei propri figli. Nell’epoca delle condivisioni totali, le ragioni della tolleranza spesso non coincidono con la certezza degli stessi giovani di fare tutto quello che si vuole fare”.
Lo ha detto il sociologo, Francesco Pira, intervenendo a Venezia al convegno “Minori in rete, strumenti e strategie di prevenzione” organizzato dallo IUSVE, Istituto Universitario Salesiano del Veneto, e che ha visto la partecipazione di esperti e rappresentanti della magistratura e delle forze dell’ordine oltre che di importanti accademici. Pira che allo IUSVE insegna comunicazione pubblica e d’impresa ed è docente di comunicazione e giornalismo all’Università di Messina, ha parlato di cyberbullismo, sexting, ragazze doccia e dei pericoli della rete.
Molto interessanti gli interventi della dottoressa Giulia Dal Pos (Tribunale per i Minorenni di Venezia), del Dottor Tommaso Palumbo (Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni) del professor Giovanni Battista Camerini (Docente di Psichiatria dell’Università La Sapienza), del Colonnello Giorgio Stefano Manzi (Comando Generale di Carabinieri – Racis, Raggruppamento Carabinieri Indagini Scienfifiche), del dottor Michele Marangi, esperto di media education, della professoressa Michela Possamai, dell’Ufficio Scolastico Regionale USR del Veneto, della dottoressa Roberta Durante, psicologa dell’equipe interprovinciale centro abuso della Regione Veneto.
QUALCHE NUMERO. Il contesto? Lo descrive il sociologo Francesco Pira: nel 2011 il 97% dei ragazzi disponeva di un cellulare e oltre il 50% di uno smartphone; nel 2014 il 25,9% degli adolescenti sostiene di essere stato oggetto di sexiting; il 38% dei bimbi entro i 2 anni ha già utilizzato un dispositivo mobile. E se i genitori sono ancora troppo ignoranti – sono pochissimi quelli che sanno cosa sia Ask.fm, a fronte di 70 milioni di iscritti e malgrado l'Italia sia uno dei paesi che lo utilizzano di più – è vero anche che sono stati attivati alcuni interessanti progetti, come “Generazioni connesse” (coordinato dal Miur), la campagna di sensibilizzazione “Se mi posti ti cancello” e quella contro il bullismo promossa da Facebook. Il prof. Marco Monzani sottolinea che per il Garante della privacy oggi il 34% del bullismo avviene online. E che uno studente italiano su 4 compie o subisce atti di prevaricazione via web: il 26% ne è vittima, il 23,5% si definirebbe cyberbullo. C'è da preoccuparsi, visto che è diffusa la convizione che il cyberbullismo sia correlato positivamente, insieme ad altri fattori, all'aumento del tasso di suicidio negli adolescenti.
PREVENZIONE ED EDUCAZIONE. Gli interventi di docenti ed esperti hanno evidenziato i rischi, ma anche le opportunità, che corrono attraverso la rete, avendo come obiettivo un'azione di prevenzione ed educazione nei riguardi dei minori e delle loro famiglie. E' stata mostrata la potenza – che rischia di diventare pericolosità se non ben destreggiata – dei social media (non solo Facebook, ma anche WhatsApp e Ask.fm), il cui uso richiede conoscenze, competenze, consapevolezza, capacità di decodificare le informazioni. Occorre dare – ha sottolineato Michele Marangi – rinforzi sociali e culturali, tramite la famiglia e la scuola: <Senza prevenzione facciamo disastri>.
IDENTIKIT DEL PEDOFILO. Il tenente colonnello Giorgio Stefano Manzi, che dirige il Reparto analisi criminologiche del Racis dei Carabinieri, ha tracciato un identikit del pedofilo, consapevole e contento delle proprie capacità e dell'attrazione che sa esercitare. <Quello che vogliono raggiungere questi individui è la violazione degli spazi peripersonali, mentali, dei nostri ragazzi attraverso meccanismi che non sono più la “predazione” fuori dalla scuola elementare (per cui basta una pattuglia delle forze dell'ordine di guardia) ma attarverso i mezzi di comunicazione, spesso nel disinteresse dei genitori>.
IL RUOLO DELLA POLIZIA POSTALE. Aumentano le segnalazioni riguardanti casi di cyber-bullismo alla Polizia postale del Veneto. Ma, avverte il dirigente Tommaso Palumbo, non significa automaticamente che stiano aumentando i casi di bullismo che passa attraverso i social network; quanto piuttosto cresce la propensione di rivolgersi alle forze dell'ordine per un reato che fino a poco tempo fa veniva affrontato e arginato in prima istanza dalle istituzioni scolastiche, d'intesa con le famiglie. La Polizia postale, dal canto suo, continua la sua presenza nelle scuole – oggi proprio presso i ragazzi di prima superiore dell'Istituto salesiano S. Marco – per lezioni sul corretto uso della rete.
Il convegno è stato organizzato dai professori Nicola Giacopini, Michela Possamai, Fabio Benatti e Marco Monzani dello IUSVE.
“Occorre creare – ha concluso il professor Pira – la consapevolezza della responsabilità piuttosto che quella del potere di comunicare”.