“I messaggi di Papa Francesco contro la guerra lanciati anche attraverso i social network sono molto efficaci e raggiungono il cuore delle persone e soprattutto i giovani”. Lo ha detto ieri pomeriggio in collegamento con Tg Com 24 Mediaset, il sociologo Francesco Pira, docente di comunicazione all’Università di Messina intervistato dal giornalista Fabio Tricoli che conduceva la fascia pomeridiana.
“Il pontefice – ha spiegato Pira – è seguito su Twitter da circa 3 milioni di persone, 2.942.975 per l’esattezza. Ogni suo messaggio viene apprezzato e rilanciato da tanti fedeli che apprezzano l’umiltà e l’efficacia anche in questa terribile circostanza di una guerra annunciata. Il messaggio cari giovani pregate con me per la pace nel mondo è stato anche commentato negativamente da un signore che ha ribattuto: anche i vecchi possono pregare? Il fatto che Papa Francesco si confronti con il mondo attraverso i social network è un segnale di grande autorevolezza e anche di grande consapevolezza del ruolo delle tecnologie”.
Il docente di comunicazione dell’Università di Messina ha spiegato come la Chiesa ha sempre avuto un rapporto controverso con i mezzi di comunicazione cogliendone le potenzialità ma anche avvertendo il rischio di spettacolarizzazione. “Lo studioso cattolico Robert White – ha concluso Pira – parla di due periodi nella comunicazione della Chiesa: quello che va dal 1830 al 1960 ed il secondo successivo al Concilio Vaticano secondo. Oggi potremmo parlare di un terzo periodo. Una nuova fase per l’arrivo dei social network. Anche se i valori espressi dalla Chiesa e la forza della comunicazione già emergono nella prima enciclica dedicata ai media Miranda Prorsus di Pio XI pubblicata l’8 settembre del 1957”.
Pira ha parlato anche del momento di grande difficoltà del Presidente Barack Obama: “annunciare una guerra da un’idea forte di morte che si contrappone a quella di vita e dei messaggi di pace del Papa”.